Nel 1300 l'organizzazione politico-amministrativa della valle non era ancora ben definita. Esisteva una contea infeudata da Brescia alla famiglia della Torre, conti di Cemmo e di Cimbergo. Probabilmente i Visconti di Milano avevano organizzato, zona per zona, sotto il controllo di un loro podestà, una influenza e un predominio delle famiglie a loro fedeli e alleate. Per un certo periodo signori di Cimbergo sono gli Antonioli di Grevo, ma vengono detronizzati dai ghibellini Federici e i loro beni confiscati.". Gli ordini venivano da Milano.
Nel 1336 quei di Cimbergo dovevano al vescovo per feudo annualmente "unum fassum scandularum" (scandole) per riparare i tetti delle sue case. E fino al 1445 il vescovo si riserva le "aree" cioè i luoghi dei nidi dei falchi, degli sparvieri e degli astori usati per la caccia, che educati si vendevano nella piazza del Broletto di Brescia. Gli abitanti di Cimbergo e Paspardo guadagnavano circa tremila lire all'anno vendendo tordi e merli presi dai nidi ed allevati da loro per le uccellande. A metà del '300 era di proprietà Guelfa, nel 1363 fu demolito dai Visconti di Milano ma fu subito ricostruito dai Guelfi camuni.
Nel 1355 Bernabò Visconti di Milano provocava ribellioni dappertutto, anche in Valle Camonica, per cui ne seguiva a Bergamo l'impiccagione di 38 prigionieri di Cimbergo. Il 2 marzo 1378 il prete Martino Maggiorati di Erbanno peregrinò di castello in castello per tentare di mettere pace tra Guelfi e Ghibellini. Il 12 marzo 1378 a Cimbergo, probabilmente nel castello, tenne una riunione con i capiparte delle fazioni: Federici, Baroncino Nobili di Lozio, Pellegrini, Albrici, Ronchi di Breno, Baldovino da Braone ecc. Ma la riunione andò in fumo perchè Bomesio e Baroncino Nobili si opposero alla restituzione del forte del Dosso di Cemmo da poco conquistato e così si tornò alle solite violenze.